Stile old school

Tatuaggio sulla schiena in stile old school

I tatuaggi old school sono tra i più famosi. Dopo aver vissuto un periodo di sostanziale abbandono sono infatti tornati in voga proprio negli ultimi anni. I tatuaggi old school sono molto meno vecchi di quello che si crede. Non sono infatti gli stessi tatuaggi che i marinai hanno continuato a farsi per secoli, ma una rivisitazione di quei temi marinari, tenendo in conto anche l’enorme avanzamento della tecnica con la quale vengono effettuati, che ha investito l’intero settore negli ultimi trenta o quaranta anni. A questo genere non appartengono soltanto i tatuaggi in stile nautico, ma anche quelli in genere utilizzati da gruppi di bikers, cuori e rose che poco hanno a che vedere con la tradizione marinara, dominata principalmente da rondini, ancore, rose dei venti e pin-up. Un genere dunque che è sicuramente nato, almeno stilisticamente tra gli appartenenti alla marina statunitense ma che poi si è rapidamente diffuso non solo oltreoceano ma anche in Inghilterra, Germania e successivamente in tutta l’Europa continentale.

Storia
Il fondatore della vecchia scuola di tatuaggi viene ritenuto Norman Keith Collins, più conosciuto con il nomignolo di Sailor Jerry o “il Marinaio Jerry”. Californiano di nascita che imparò l’arte del tatuaggio in Alaska, eseguendo i suoi primi disegni rigorosamente a mano. Solo successivamente si affiderà alle più comuni e moderne macchinette che lo aiuteranno a diventare leggenda.
Quello che cambierà la vita di Sailor Jerry e la storia dei tatuaggi è il suo arruolamento nella Marina degli Stati Uniti d’America. Esposto ai rudimentali ma caratteristici tatuaggi dei marinai, li riprenderà per inventare uno stile proprio, stile fatto di temi e di tecniche ancora oggi copiate dai tatuatori di mezzo mondo.

Tatuaggio in stile old school raffiguarante un ancora, classico soggetto caratteristico di questo stile

Tatuaggio in stile old school raffiguarante un ancora, classico soggetto caratteristico di questo stile

Lo stile di disegno
Lo stile dei tatuaggi old school è riconoscibile anche da chi non è esattamente un esperto di tatuaggi. Innanzitutto il disegno rappresenta un oggetto reale, al contrario di quanto avviene con i tatuaggi maori. Sono rappresentati oggetti e persone della vita reale, lasciando poco, anzi pochissimo spazio all’astrazione. Gli oggetti riprodotti sono però disegnati in maniera “stilizzata”. Bordi neri molto spessi, scarso utilizzo delle sfumature e delle ombre, per un risultato che dev’essere piacevole agli occhi e armonico con gli altri tatuaggi presenti sul corpo del tatuato. Le geometrie astratte, dicevamo, sono completamente assenti, non hanno mai fatto parte dello stile inventato da Sailor Jerry e poi riprodotto da migliaia di tatuatori in tutto il mondo.

 

Tribali

Un tatuaggio tribale

Un tatuaggio tribale tradizionale

I tatuaggi tribali sono una categoria enorme, anzi sconfinata, che comprende più o meno tutto quello che è, o assomiglia, ai tatuaggi tradizionali di tribù ai quattro angoli del pianeta.
Tanto tempo fa questi tatuaggi avevano significati particolarmente diversi, a seconda della tribù che li utilizzava e a seconda di chi se ne faceva portatore. Si utilizzavano per simboleggiare diverse cose: motivi religiosi, talismani contro i demoni, talismani d’amore e di charme, indicatori di status e di posizione sociale, o semplicemente come adornamento del corpo.
Non era dunque, come oggi, solo un modo per abbellire il corpo, ma principalmente qualcosa dal significato molto profondo, che prevedeva divieti e permessi a seconda della classe sociale di chi andava a tatuarsi o veri e propri rituali magici per tenere fuori la cattiva salute, i demoni, gli spiriti e l’invidia degli altri consociati. Anche alcuni guerrieri erano adornati con questi tatuaggi, che ne indicavano l’appartenenza al rango, l’esperienza nel combattimento e anche particolari più truculenti e macabri, come il numero di nemici uccisi.
I tatuaggi che oggi si ritengono tribali appartengono ad un numero quasi sconfinato di culture: partiamo dai Maori, passando per i Samoani, i Filippini, gli abitanti del Borneo, i Nativi Americani, i popoli della Micronesia, gli Egizi, i Maya, gli Aztechi e le altre culture centro e sudamericane, Eschimesi e Hawaiani, Thaithiani e Celti. Una lista particolarmente impressionante che include praticamente ogni tipo di cultura tribale e di disegno/tema in circolazione.
I tatuaggi tribali si caratterizzano per essere appariscenti e in grado di catturare l’attenzione di chi li guarda. Sono in genere composti da linee e disegni astratti che rappresentano a grandi linee disegni primitivi ma in realtà dal significato profondo e intenso.
I tatuaggi tribali, oltre che attirare l’attenzione per i loro disegni particolari, attraggono grazie alla loro posizione. Alcune civiltà, come quella Maori, hanno l’usanza di tatuare l’inter faccia tramite un tatuaggio chiamato “Moko”. Altri luoghi comuni per i tatuaggi tribali sono bicipiti, petto, collo e schiena, sempre ben in vista per la guerra, che si combatteva in quei tempi rigorosamente senza armatura.

Maori

Tatuaggio Maori

Un tatuaggio Maori

La popolazione e la cultura
Quando parliamo di Maori intendiamo una popolazione che vive in Polinesia, principalmente nel nord della Nuova Zelanda, e che è ovviamente distante tanto fisicamente quanto culturalmente dal nostro modo di vivere e pensare. In questa straordinaria cultura il tatuaggio non è un vezzo da stravaganti, ma un vero e proprio rito sacro al quale vengono sottoposti gli appartenenti a questa società, a partire dall’età che segna il passaggio all’età adulta. Si tratta di una cultura impressionante per varietà e profondità, una cultura che vuol dire molto più che tatuaggi.

Guerriero Maori con tatuaggio

Guerriero Maori con tatuaggio

I tatuaggi Maori
I tattuaggi maori segnano il passaggio dall’infanzia all’età adulta, ovvero quel momento in cui un essere umano comincia ad essere considerato dai membri della comunità in cui vive un adulto a tutti gli effetti. Un rito di passaggio dunque, che viene suggellato con l’inizio di un tatuaggio, generalmente sulla faccia. I tatuaggi Maori cominciano subito dopo l’adolescenza e vengono allargati e ritoccati per segnare importanti eventi della vita di ognuno. In altre parole un tatuaggio Maori non è mai finito. Inizia da giovani e continua fino all’ultimo dei giorni di un guerriero maori.
Ritualità e sacralità dunque, una sacralità tanto forte che nel passato e in parte ancora oggi continua a creare attriti tra chi si tatua uno dei disegni tradizionali Maori e chi cerca di difendere le peculiarità di quella cultura. In soldoni i tatuaggi Maori sono quasi ad esclusivo uso e consumo dei guerrieri, che li usano per differenziarsi dagli altri appartenenti alla società della quale sono membri e per spaventare gli altri guerrieri.

Tipologie di tatuaggi Maori
I tattoo maori sono in realtà di due tipi:

  • Moko:
    Moko su una donna

    Moko su una donna

    Moko su un uomo

    Moko su un uomo

    è il tatuaggio tradizionale appartenente alla cultura, tatuaggio che è ad esclusivo appannaggio di chi appartiene alle tribù e si è distinto per meriti di guerra o sociali. In altre parole il tatuaggio moko indica lo status sociale di chi lo porta, indicando e dividendo anche per sesso (oltre che per funzioni sociali) chi lo porta. Le donne sono solite tatuarsi sotto il mento, mentre gli uomini sono soliti tatuarsi sull’intera faccia. Spiegare in poche righe tutti i significati dei tatuaggi moko è impossibile, poichè ripercorrono l’intera vita di una persona. È considerato un tatuaggio ad uso esclusivo della popolazione Maori e in quanto tale può essere portato solo e soltanto da una persona appartenente alla tribù. Nessun vero Maori si offrirà mai di tatuare un Moko ad un non Maori, specialmente utilizzando i disegni della tradizione, disegni che hanno ancora una grandissima valenza simbolica all’interno di comunità che vanno comunque modernizzandosi.

  • Kirituhi:
    il tatuaggio Maori come lo conosciamo tutti noi, si tratta di un tatuaggio non necessariamente riservato ai guerrieri delle tribù Maori e che quindi può essere posseduto da chiunque. Spesso si ricorda la natura meno sacrale e meno mistica di questo tipo di tatuaggi, anche se comunque sono molto utilizzati dai maori stessi, che amano segnare con essi, così come avviene per quelli moko, i momenti importanti della loro vita.

Impressioni sul tatuaggio

Nella società odierna i tatuaggi purtroppo non sono sempre ben visti, per motivi ancora sconosciuti tendono a suscitare nella gente impressioni negative, pregiudizi e sensazioni di degrado. Chi si tatua viene visto in modo diverso e la società si fa un’immagine diversa di lui, questo succede perchè tante volte le persone non riescono e non vogliono andare oltre all’apparenza, non è la prima volta che una persona che si presenta ad un colloquio di lavoro viene scartato perchè ha sulla sua pelle uno o più tatuaggi. Forse perchè la gente ha paura di ciò che è “diverso” e particolare, se tutte le persone di questo mondo avessero dei tatuaggi nessuno si prenderebbe la briga di avere dei pregiudizi sugli altri.
Tuttavia nonostante queste impressioni il tatuaggio resta una modificazione permanente del corpo umano e in quanto tale non è irrilevante per il Diritto. In via generale rientra nella previsione dell’art. 5 Codice Civile. Tale Norma di portata generale, risalente al 1943 e mai emendata, recita testualmente: “Gli atti di disposizione del proprio corpo sono vietati quando cagionino una diminuzione permanente delle integrità fisica o quando siano altrimenti contrari alla legge, all’ordine pubblico o al buon costume”. Posto che il tatuaggio non ha come fine la diminuzione permanente dell’integrità fisica ma piuttosto l’ornamento del corpo, né è vietato da alcuna disposizione di Legge, è da intendersi attività generalmente lecita. La Suprema Corte di Cassazione ha nettamente escluso che l’esecuzione del tatuaggio sia attività sanitaria (Cassazione Sezione VI Penale 25 gennaio 1996 e 29 maggio 1996). In relazione al quesito se l’esecuzione di un tatuaggio possa integrare il reato di lesioni personali si osserva che ai sensi dell’art. 50 del Codice Penale il consenso dell’avente diritto vale come scriminante, nessun problema quindi per il tatuatore se il cliente può validamente decidere.

Il tatuatore

Il tatuatore è quella persona che ha il compito di incidere la pelle in modo indelebile, deve quindi essere conscio che il suo operato sarà portato da una persona per il resto della vita: per questo porta su di se una grande responsabilità. Il tatuatore serio ha il compito di informare dettagliatamente il cliente sui rischi e gli oneri che comportano le sedute che porteranno alla realizzazione del lavoro.
Al cliente che si reca per la prima volta nello studio di un tatuatore professionista viene dato un questionario igienico sanitario da compilare. Inoltre è buona cosa che il tatuatore si preoccupi di capire quali siano le vere motivazioni del cliente al fine di evitare che questi, mosso da motivazioni passeggere o poco rilevanti, si sottoponga ad un trattamento del quale poi potrebbe pentirsi, come succede in molti casi.
Dal punto di vista igienico, il cliente va informato sui metodi adottati dallo studio per la sterilizzazione e la pulizia di ambienti e strumenti ed il tatuatore ha l’obbligo di indossare guanti, camice e mascherina.
Per quanto riguarda i sistemi di sterilizzazione, quello preferibile di gran lunga è il vapore saturo ottenuto con autoclavi, che vanno testate regolarmente tramite dei test che saranno poi conservati nello studio ed esibiti ai clienti. Solitamente il tatuatore tende a far vedere al cliente che entra il cosidetto “book” dei suoi tatuaggi, un album all’interno del quale sono presenti le fotografie dei lavori eseguiti all’interno di quello studio. In questo modo chi si vuole tatuare riesce a comprendere e a farsi un’idea dello stile, della mano e del tratto che ha la persona dalla quale verrà tatuata.
Ogni cultura, che sia essa polinesiana o giapponese, assegna ad ogni simbolo un significato ben preciso, sarebbe quindi cura almeno di uno dei soggetti in questione informarsi riguardo al significato di ciò che si vuole eseguire e non andare a tatuarsi qualcosa appartenente ad una data cultura solo perchè lo si vede come una cosa alla moda o bella soltanto esteticamente. È da ricordare infatti che nelle società tradizionali l’uso improprio del simbolo rasenta il sacrilegio dal punto di vista non solo religioso.

Un tatuatore esercita la sua professione all'interno di uno studio di tatuaggi

Un tatuatore esercita la sua professione all’interno di uno studio di tatuaggi

Macchina per tatuaggi

Componenti di una macchina per tatuaggi moderna

Componenti di una macchina per tatuaggi

La macchina per tatuaggi è un dispositivo elettrico manuale tramite la quale si riesce ad incidere la pelle e far penetrare al suo interno l’inchiostro, attraverso la piccola ferita appena creata. Per riuscire ad incidere la pelle è necessaria la presenza di un ago che prende il nome di puntale, il quale è messo in movimento da bobine elettromagnetiche che lo fanno muovere all’incedibile velocità di circa 50 penetrazioni al secondo. Come detto in un altro articolo, l’inventore del principio di funzionamento di questa macchina fu Thomas Edison, ma nel 1891 fu Samuel O’Reilly a capire che l’invenzione di Edison poteva essere usata per incidere la pelle e portare al suo interno dell’inchiostro creando così un segno permanente. O’Reilly modificò così la macchina, la quale si basava inizialmente su una tecnologia a movimenti rotatori, diversamente da quelle moderne. La prima macchina per tatuaggi a elettromagneti venne poi brevettata da Thomas Riley in inghilterra, a distanza di soli venti giorni dal brevetto di Samuel O’Reilly. Un’ulteriore modifica venne attuata da Alfred Charles South che aggiunse una seconda bobina al meccanismo. Lo strumento così ottenuto era estremamente pesante e per renderlo più maneggevole veniva spesso applicata una molla che lo collegava al soffitto, scaricandovi parte del peso.

Macchina per tatuaggi tra le più moderne al mondo

Macchina per tatuaggi tra le più moderne al mondo

Le macchine per tatuaggi più moderne rendono possibile controllare la profondità della penetrazione dell’ago, la velocità e la forza di applicazione permettendo grande precisione.

Rischi e controindicazioni

I tatuaggi sono sempre più diffusi , ma non andrebbero presi alla leggera, a tal proposito mi sono preso la briga di fare un intervista al dottor Raffaele Mercuri, primario dell’unità di dermatologia del San Raffaele di Milano,  assieme al quale esaminerò i rischi, per capire quali sono le precauzioni di sicurezza e i modi più utili per prendersi cura di un tatuaggio.
Farsi tatuare ormai è una questione di poche ore, ma la facilità con cui al giorno d’oggi è possibile farsi fare un tatuaggio non dovrebbe impedire di riflettere bene sulla decisione di modificare il proprio corpo in modo permanente. Se prima di farvi tatuare si prendono tutti i provvedimenti per proteggersi dagli eventuali rischi, quella che oggi sembra una buona idea ha meno probabilità di trasformarsi in rammarico in futuro.

Quali  sono le norme di sicurezza da seguire?

  1. Andate in uno studio di tatuatori con personale preparato. Chiedete all’autorità sanitaria locale tutte le informazioni necessarie sulle licenze e sui requisiti di sicurezza.
  2. Controllate se si lava le mani e indossa un paio di guanti nuovo per ciascun cliente.
  3. Controllate se estrae l’ago e i tubicini da un pacchetto sigillato prima di iniziare a lavorare. Anche i pigmenti e i contenitori devono essere nuovi.
  4. Controllate se usa un’autoclave per sterilizzare le attrezzature non usa e getta prima di usarle su un nuovo cliente. Gli strumenti e i materiali non sterilizzabili nell’autoclave, dovrebbero essere sterilizzati con un disinfettante commerciale o con una soluzione a base di candeggina dopo l’uso.

I tatuaggi possono essere pericolosi?
Il tatuaggio causa una lesione della pelle, quindi possono verificarsi infezioni cutanee e altre complicazioni. Tra i rischi da valutare ricordiamo:

  • Reazioni allergiche. Gli inchiostri per i tatuaggi, soprattutto quello rosso, possono causare reazioni allergiche della pelle, che provocano un’eruzione cutanea pruriginosa nella zona tatuata.
  • Infezioni cutanee. I tatuaggi possono provocare infezioni batteriche locali, caratterizzate da rossore, gonfiore, dolore e dalla presenza di pus.
  • Altri problemi cutanei. In alcuni casi, intorno all’inchiostro del tatuaggio (in particolare a quello rosso), si formano piccoli rigonfiamenti, detti granulomi: il tatuaggio può provocare un ispessimento della pelle, causato dalla proliferazione del tessuto cicatriziale (cheloide).
  • Patologie infettive. Se l’attrezzatura usata per realizzare il tatuaggio è contaminata da sangue infetto, c’è il rischio di contrarre diverse malattie trasmesse dal sangue, come l’epatite B, l’epatite C, il tetano e l’HIV, cioè il virus che provoca l’AIDS.

Come ci si prende cura di un tatuaggio?

  • Rimuovere la medicazione dopo 24 ore.  Applicate una crema antibiotica sulla pelle tatuata per facilitare la guarigione.
  • Tenere pulita la zona del tatuaggio. Usate acqua e sapone e procedete con delicatezza. Per asciugare, tamponate la pelle anziché strofinarla.
  • Usare la crema idratante. Applicate una crema idratante non aggressiva sulla pelle tatuata diverse volte al giorno.
  • Evitare di esporvi al sole. Tenete riparato il tatuaggio per alcune settimane.
  • Fare attenzione ai vestiti. Non indossate nulla che possa aderire troppo al tatuaggio.
  • Datevi due settimane di tempo per guarire. Non toccate le croste, diminuirete il rischio di infezioni, non danneggerete il disegno ed eviterete di formare cicatrici.
  • Se pensate che il tatuaggio abbia fatto infezione o temete che il tatuaggio non stia guarendo correttamente, chiedete consiglio al vostro medico.
  • Se volete farvi rimuovere un tatuaggio, chiedete al dermatologo informazioni sulla chirurgia laser o sulle altre possibilità di rimozione.

È possibile eliminare i tatuaggi?
Una volta i tatuaggi erano ornamenti della pelle permanenti e irreversibili ma, recentemente, i dermatologi hanno messo a punto tecniche sicure ed efficienti per rimuovere quelli non più desiderati. I tatuaggi sono opere uniche, quindi la tecnica di rimozione deve essere studiata su misura per adeguarsi al paziente. I tatuaggi possono essere rimossi da un dermatologo in ambulatorio, in anestesia locale, con diverse tecniche.

Cosa ne pensa della rimozione del tatuaggio con il laser?
Il chirurgo rimuove il tatuaggio puntando un raggio laser ad alta intensità sui pigmenti colorati: il laser è diventato la modalità di rimozione standard, perché offre un approccio “pulito”, con pochi rischi, estremamente efficace ed in grado di minimizzare gli effetti collaterali. Il tipo di laser usato dipende in genere dal colore del pigmento, ma comunque in molti casi sono necessarie diverse sedute per rimuovere completamente il tatuaggio.

Tecniche di esecuzione del tatuaggio

Al giorno d’oggi le tecniche esecuzione del tatuaggio sono le seguenti

  1. Tecnica samoana
  2. Tecnica giapponese
  3. Tecnica americana

Meno diffusa, ma ancora in voga, anche l’antica tecnica thailandese.

Esecuzione di un tatuaggio tramite il metodo samoano

Esecuzione di un tatuaggio tramite il la tecnica samoana

La tecnica samoana è una tecnica di esecuzione del tatuaggio molto dolorosa e qui in Italia non è
praticata. Il tatuatore si serve di due attrezzi: uno ha l’aspetto di un pettine (da 3 a 20 aghi) ricavato da ossa o conchiglie e attaccato ad un impugnatura di legno, l’altro è il bastone usato per colpire il primo attrezzo. Il “pettine” viene immerso nel pigmento (ottenuto dalla cenere di particolari piante mescolata con acqua od olio), poi percosso con il bastone per farlo penetrare sottopelle.
Nella pratica rituale il tatuatore può avere diversi assistenti che tengono in tensione la pelle, e a volte suono di tamburi e canti accompagnano l’esecuzione.

Esecuzione di un tatuaggio tramite la tecnica giapponese

Esecuzione di un tatuaggio tramite la tecnica giapponese

La tecnica giapponese consiste nel fare entrare gli aghi nella pelle obliquamente, con minore violenza ma provocando anche in questo caso un discreto dolore.
Gli strumenti sono rappresentati da elaborate impugnature in bamboo alle quali sono applicati diversi aghi. Il tatuatore con una mano mantiene in tensione la pelle, tenendo un pennello intriso di colore tra le dita. L’altra mano fa passare gli aghi attraverso il pennello e servendosi della prima mano come sostegno puntella la pelle.
Anche se in Giappone oggi l’utilizzo delle macchinette elettriche è diffuso, l’inchiostro nero è ancora applicato a mano in molti tattoo shop. I tatuaggi realizzati con la tecnica tradizionale sono unici, e si dice non possano essere riprodotti da alcuna macchinetta.
Il tatuaggio tradizionale giapponese prende il nome di Irezumi.

Esecuzione di un tatuaggio tramite la tecnica americana

Esecuzione di un tatuaggio tramite la tecnica americana

La tecnica americana è la tecnica di esecuzione sicuramente più diffusa a livello mondiale, prevede l’utilizzo di una macchinetta elettrica ad aghi che non provoca dolore vero e proprio ma si tratta più che altro una sensazione prolungata di fastidio. E’ la tecnica che oggi va per la maggiore proprio per la caratteristica di non essere troppo dolorosa (non va però dimenticato che in certi luoghi ed in certi tempi la valenza del tatuaggio era strettamente legata all’esperienza del dolore).
La macchinetta da tatuaggio ha la forma di una pistola: con l’aiuto di bobine elettromagnetiche, l’ago viene messo in movimento. Il principio di funzionamento fu inventato da Thomas Edison nel 1876, ma fu solo nel 1891 che Samuel O’Reilly intravide la possibilità di utilizzare tale principio per iniettare inchiostro sottopelle.

Esecuzione di un tatuaggio sulla schiena tramite la tecnica thailandese

Esecuzione di un tatuaggio sulla schiena tramite la tecnica thailandese

L’antica tecnica thailandese è una tecnica strettamente legata al buddhismo, infatti i soggetti sono spesso e volentieri a tema religioso e in origine erano praticati dagli stessi monaci buddhisti.
Lo strumento tradizionale è un lugo tubo di ottone, con un’asta appuntita che scorre all’interno. Una volta intrisa nel pigmento la punta, una mano tiene l’estremità del tubo a contatto con la pelle mentre l’altra mano guida l’asta nella sua azione perforante, come una lenta macchina da cucito. Le linee che si ottengono con questa tecnica sono formate da punti in sequenza, e non da un segno continuo.

Il tatuaggio in Giappone

In Giappone il tatuaggio era praticato fin dal quinto secolo avanti Cristo a scopo estetico ma anche a scopo magico e per marchiare criminali.
La nascita dei bellissimi tatuaggi orientali che tutti oggi conosciamo è dovuta all’imposizione nell’antico Giappone di dure leggi repressive che vietavano alla popolazione di basso rango di portare kimoni decorati. In segno di ribellione queste stesse persone cominciarono a portare, nascosti sotto i vestiti, enormi tatuaggi che coprivano tutto il corpo partendo dal collo per arrivare ai gomiti e alle ginocchia. Il Governo nel 1870 dichiarò illegale questa pratica ritenuta sovversiva, ma il tatuaggio continuò a fiorire e a prosperare nell’ombra.
Facile comprendere come la Yakuza, la mafia giapponese, adottò ben volentieri la pratica “fuorilegge” del tatuaggio su tutto il corpo. I loro disegni, molto elaborati, rappresentavano solitamente conflitti irrisolti ma riproducevano anche simboli di qualità e caratteristiche che questi uomini intendevano emulare. Ad esempio una carpa rappresentava forza e perseveranza, un leone attitudine a compiere imprese coraggiose.

Una carpa Koi in stile giapponese

Una carpa Koi in stile giapponese

Il tatuaggio in Italia

Nell’antica Roma si credeva fermamente nella purezza del corpo umano, il tatuaggio era vietato ed adoperato esclusivamente come strumento per marchiare criminali e condannati; solo successivamente, in seguito alle battaglie con i britannici che portavano tatuaggi come segni distintivi d’onore, alcuni soldati romani cominciarono ad ammirare la ferocia e la forza dei nemici tanto quanto i segni che portavano sul corpo e cominciarono essi stessi a tatuarsi sulla pelle i propri marchi distintivi. Fra i primi cristiani era diffusa l’usanza di manifestare maggiormente la propria fede tatuandosi la croce di Cristo sulla fronte.
Nel 787 d.C. Papa Adriano durante il consiglio di Nicea e successivamente tramite una serie di bolle papali proibì l’uso del tatuaggio in ogni sua forma ed uso. Nonostante questo divieto, la pratica continuò ad essere diffusa, soprattutto nelle classi meno elevate, tra i soldati e tra i cristiani, in maniera “clandestina”. Presso i Santuario di Loreto in questo periodo si erano distinti dei frati chiamati “frati marcatori” che esercitavano la pratica del tatuaggio incidendo piccoli segni devozionali tra i pellegrini, caratterizzati da simboli cristiani o soggetti amorosi. Più avanti i tatuaggi dei frati marcatori si “evolsero” e si passò dai semplici simboli a disegni veri e propri raffiguranti la stessa Madonna di Loreto, simboli del proprio ordine religioso, oppure segni marinareschi poiché i marinai erano i primi difensori della costa adriatica contro gli invasori turchi.
Il tatuaggio, soprattutto nell’era della pirateria, si diffuse come tecnica di riconoscimento per chi considerava l’imminente possibilità della propria morte in modo che potesse essere riconosciuto come persona cristiana e gli fosse data una in terra sacra. Le spose invece avevano l’abitudine di tatuarsi  come promessa a Dio, i tatuaggi raffiguravano soggetti come due cuori trafitti, frasi o il simbolo dello Spirito Santo. Anche le vedove si tatuavano, in ricordo del defunto, soggetti come il teschio con le tibie incrociate, il nome del morto o la frase “memento mori”.
Il tatuaggio riemerge dall’ombra nella seconda metà del XIX secolo, con la pubblicazione, nel 1876, del saggio L’uomo delinquente di Cesare Lombroso.

Cesare Lombroso (1835-1909)

Cesare Lombroso (1835-1909)

Egli mette in stretta correlazione il tatuaggio e la degenerazione morale innata del delinquente: il segno tatuato è fra quelle anomalie anatomiche in grado di far riconoscere il tipo antropologico del delinquente. Il delinquente nato mostra specifiche caratteristiche antropologiche che lo avvicinano agli animali e agli uomini primitivi e l’atto di tatuarsi di criminali recidivi è sintomo di una regressione allo stato primitivo e selvatico. L’uomo delinquente però è anche un catalogo approfondito di tutte le tipologie di tatuaggio che potevano essere reperite all’epoca: il saggio è ricco di descrizioni di tatuaggi e delle storie degli uomini che li portano, soldati ma soprattutto detenuti, criminali e disertori, fornendo così un ampio squarcio sulle usanze del tempo.
Lombroso cataloga i tatuaggi in segno d’amore (iniziali, cuori, versi); simboli di guerra (date, armi, stemmi); segni legati al mestiere (strumenti di lavoro, strumenti musicali) animali (serpenti, cavalli, uccelli); tatuaggi di soggetto religioso (croci, Cristi, Madonne, Santi). In seguito alla diffusione delle teorie di Cesare Lombroso, il tatuaggio subisce un’ulteriore censura ed è per questo che, contrariamente ad altri paesi occidentali, non nascono studi e botteghe professionali fino alla fine degli anni ’70.
Dopo questi avvenimenti il tatuaggio iniziò a diffondersi tra gli aristocratici, tra questi spiccano i Savoia e i D’Aosta.
Tra gli anni ’60 e ’70 il tatuaggio iniziò a diffondersi in modo sempre maggiore prima attraverso sottoculture come i giovani hippy o i motociclisti e poi conquistando ogni strato sociale ed ogni fascia d’età. Questo portò, negli anni ’70/’80, ad affacciarsi sulla scena italiana i primi tatuatori professionisti, persone che praticavano l’arte del tatuaggio come vera e propria professione, gli stessi che troviamo tra di noi ai giorni nostri.

Un tatuatore professionista all'opera

Un tatuatore professionista all’opera